A
volte il comportamento di una parte o di un gran numero di soggetti
esce da modelli propriamente razionali per l'intervenire di fattori
psicologici o per l'errata percezione delle informazioni a
disposizione. -
istinto gregario:
tecnicamente è definito come la tendenza a seguire la massa e ad
adattare il proprio pensiero all'opinione prevalente. Una buona
regola per discernere se si è in presenza di questo fenomeno è di
valutarne la diffusione a livello di mezzi di comunicazione. Quando
di un argomento iniziano a parlarne i non addetti ai lavori è il
caso di iniziare a preoccuparsi seriamente?.
-
distorsione da
autoattribuzione: gli
esperti la definiscono la tendenza ad attribuirsi il merito di un
evento favorevole anche se in realtà le cose non sono andate così.
Questo fenomeno è pericoloso soprattutto per i neofiti
dell'investimento: se la prima operazione va a buon fine si è
portati a credere di essere dei maghi della finanza mentre
probabilmente si è trattato di semplice fortuna; se associata a casi
di istinto gregario la distorsione da autoattribuzione può diventare
ancora più pericolosa perché colpisce di solito una platea più
vasta e nello stesso intervallo temporale
-
distorsione della
rappresentazione: è
definita come la tendenza a immaginare parallelismi fra eventi che
appaiono simili ma che sono in realtà profondamente diversi.
-
dissonanza cognitiva: gli
psicologi la descrivono come la predisposizione ad ignorare le
informazioni che non corrispondono alla propria visione del mondo.
Questo fenomeno colpisce prevalentemente le persone più sicure di sé
o comunque tutti quelli che si definiscono esperti in un determinato
campo o settore e che, basandosi su modelli di analisi collaudati, si
fidano ciecamente delle indicazioni di questi ultimi, ignorando le
informazioni che provengono dal mondo esterno. Anche in questo caso
viene in aiuto, a livello di esempio, l'esperienza della bolla
Internet del 2000 quando, pur in presenza di un mercato in rapido
deterioramento e di notizie di bilancio negative da parte delle
società del settore, molti analisti continuavano ad emettere
indicazioni di acquisto positive sulla gran parte dei titoli.
Questi
comportamenti sono piuttosto generali e possono essere applicati agli
investitori più o meno professionisti così come ad altri individui
in contesti differenti (psicologia generale); entrando più nello
specifico dei comportamenti in presenza di investimenti finanziari si
segnalano invece:
-
avversione alle perdite:
nella psicologia dell'investitore medio è visto come estremamente
negativo chiudere una posizione in perdita per questo si preferisce
mantenere in portafoglio titoli anche con prospettive future negative
invece di liquidarli. In questo caso il prezzo di acquisto diventa la
discriminante delle decisioni future mentre in realtà solo i costi
futuri (e differenziali) sono rilevanti ai fini delle decisioni di
investimento. L'avversione alle perdite produce danni sul medio lungo
periodo nel portafoglio degli investitori e, se associata alla
dissonanza cognitiva vista prima, paralizza gli investitori
impedendogli di vendere azioni che difficilmente sarebbero disposti a
comprare.
-
ancoraggio:
è la tendenza delle persone, di fronte a decisioni complesse, di
formarsi un numero o punto di riferimento sulla base del quale
effettuare le proprie scelte. Può essere lo stesso prezzo di
acquisto, per chi ha già i titoli in portafoglio; oppure si tende a
prendere l'andamento passato di un'azione e un valore di questo
(minimo, massimo, media di un periodo) come riferimento per le
proprie decisioni. Di solito l'ancoraggio è più facilmente
utilizzato da chi fa uso dell'analisi tecnica (con osservazione dei
trend passati) con i relativi rischi di distorsione della
rappresentazione visti in p re cedenza.
Tutto sommato rimaniamo degli animali e talvolta gli istinti ci portano a commettere errori soprattutto in ambito Finanziario....La ragione in Finanza e' l'unica salvezza.
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